Nell’80° anniversario della Liberazione la figura di Giuseppe Dossetti conserva un’inattesa attualità e invita a una riflessione più profonda sul significato dell’impegno civile, della politica e della fede in tempi di crisi. In un’epoca in cui i valori costituzionali sembrano talvolta svuotati, in cui la democrazia appare ridotta a mera tecnica di governo, la testimonianza di Dossetti ricorda che la libertà e la democrazia sono state delle conquiste impegnative ma fragili, che vanno difese con la riflessione e l’impegno, con la vigilanza e la responsabilità individuali e collettive.
La traiettoria personale e politica di Giuseppe Dossetti (1913-1996) sfugge a ogni schematismo: la sua vicenda appare “per molti aspetti fuori dall’ordinario eppure frequentemente riepilogata ricorrendo a etichette e clichés che sembrano quasi averne cristallizzato irrimediabilmente l’immagine”[1].
Il partigiano Dossetti era poco più che un giovane, cresciuto durante il ventennio fascista in un ambiente cattolico, ancora fortemente caratterizzato dal non expedit. Il suo percorso di formazione, consapevolezza e maturazione del contesto storico e politico avvenne, individualmente e frammentariamente, attraverso letture e frequentazioni semi-clandestine, ma con una progressione e una profondità straordinarie che lo portarono a divenire in brevissimo tempo un punto di riferimento politico lucidissimo e di assoluto rilievo.
Il suo fu un “itinerario spirituale, civile e politico”[2] che attraversa la storia del novecento, e quindi anche la storia della Resistenza italiana. Giurista, intellettuale, costituente, monaco ed infine sacerdote, Giuseppe Dossetti ha infatti partecipato alla Resistenza con ruoli di rilievo, pur rimanendo anche nella fase più dura della clandestinità, un partigiano disarmato.
Benigno, questo il nome di Dossetti partigiano, è “la figura che precede e sviluppa” il Dossetti “politico costituente e parlamentare della nuova Repubblica”[3] così come quest’ultimo precede e sviluppa il monaco e sacerdote che grande ruolo avrà a fianco del cardinale Giacomo Lercaro all’interno del Concilio Ecumenico Vaticano II.
La famiglia Dossetti abitava a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, un comune a prevalenza socialista, per poi trasferirsi a Reggio Emilia. Giuseppe (in famiglia e per gli amici, Pippo) e il fratello Ermanno erano figli dell’unico farmacista di Cavriago, Luigi, di origine piemontese e di formazione laica, e di Ines Ligabue, donna di grande spiritualità. A Reggio Emilia i fratelli Dossetti frequentarono il liceo ed il centro cattolico di San Rocco, dove svolgevano numerose attività assistenziali e aggregative, e successivamente l’Azione Cattolica diocesana, di cui nel 1932 Giuseppe venne nominato delegato nella federazione giovanile. Si iscrisse poi all’Università di giurisprudenza di Bologna, dove si laureò nel 1934 con una tesi in diritto canonico, sotto la guida del prof. Arturo Carlo Jemolo, per poi trasferirsi come assistente del prof. Vincenzo Del Giudice alla Cattolica di Milano.
Dossetti aveva intuito che il fascismo fosse una “grande farsa”, una “grande teatralità”, un “inganno della coscienza del popolo” fin da giovane[4]; nel corso dei primi anni ‘40 del novecento questa intuizione maturò in consapevolezza, frequentando incontri clandestini insieme a Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, Giorgio La Pira e altri per progettare il futuro dell’Italia. Dossetti portava a Reggio Emilia il dibattito politico milanese, animando iniziative culturali. Attorno a lui si creò ben presto un gruppo di giovani e di intellettuali. Negli stessi anni maturò la consapevolezza che non solo lo Stato, ma anche la Chiesa avesse mancato il suo compito nel contrastare il nascere e dispiegarsi del fascismo.
La Resistenza italiana si sviluppò in un contesto di disgregazione istituzionale e civile senza precedenti. Dopo l’8 settembre 1943, l’Italia si trovò divisa in due: al Sud il Regno d’Italia, sotto tutela alleata, al Nord la Repubblica Sociale Italiana, strettamente legata al dominio militare tedesco. In questo scenario segnato da rappresaglie, deportazioni, fame e crisi economica, nasce e si organizza un movimento di opposizione al nazifascismo, la Resistenza. Nel panorama politicamente composito della Resistenza — dominato, in particolare nel territorio emiliano, dalle formazioni comuniste, ma con importanti presenze socialiste, azioniste, monarchiche — si distingue anche una componente cattolica. Si tratta di uomini e donne legati all’Azione Cattolica, alla Fuci, al mondo parrocchiale o all’associazionismo sociale e cooperativo, che scelgono di opporsi all’occupazione tedesca e al regime fascista spinti da una profonda esigenza di giustizia e libertà. Nel territorio reggiano si costituì un gruppo partigiano cattolico autonomo, denominato Fiamme Verdi.
Per Dossetti nell’estate 1943, dopo la caduta del fascismo, aumentarono le riunioni e, dopo l’armistizio e l’invasione italiana da parte delle truppe tedesche e la recrudescenza della Repubblica Sociale italiana, maturò il “convincimento della necessità di partecipare alla resistenza in termini di qualificazione politica”[5] in posizione paritaria alle altre forze politiche, e dunque la partecipazione diretta e attiva alla lotta clandestina. Giuseppe Dossetti, già stimato docente universitario e animatore culturale, divenne così Benigno, membro del primo Comitato di Liberazione Nazionale di Cavriago per la Democrazia Cristiana, alla quale si avvicinò abbandonando l’iniziale perplessità[6].
Nel CLN si affrontavano numerose questioni, alcune molto pratiche come i rifornimenti, i nascondigli, le azioni di sabotaggio, più complesse come le comunicazioni precarie con la montagna. Vi erano poi altre decisioni da assumere, molto più delicate e su cui vi erano anche profonde divergenze, in particolare sugli aspetti più cruenti della lotta armata. La posizione di Benigno si contraddistinse subito a Cavriago con la presa di distanza dalle rappresaglie e dai processi sommari.
Nel 1944 abbandonò temporaneamente la carriera accademica: rientrato a Reggio Emilia, accettò di entrare nel Comitato di Liberazione Nazionale provinciale, assumendone la presidenza. “Ai primi di dicembre del 1944 il CLN provinciale di Reggio Emilia fu sconvolto da una serie di arresti: «in quel momento non essendoci più nessuno, presi in mano io il Comitato provinciale e divenni presidente»”[7].
In tale veste Dossetti rappresentò il punto di riferimento per la componente cattolica della Resistenza. Si distinse per la capacità di tessere legami tra le diverse anime del CLN, difendendo l’autonomia e la dignità del pensiero cattolico all’interno di un fronte che tendeva a essere egemonizzato dalle forze di sinistra. Il suo contributo si collocò tanto sul piano solidaristico e culturale, quanto su quello della lotta politica e partigiana attiva, anche attraverso responsabilità personali rilevanti, sia sotto il profilo dei rischi (che lo portarono alla clandestinità) sia sotto il profilo della condivisione delle strategie politico-organizzative. Egli si adoperò per garantire all’interno del movimento antifascista locale rigore organizzativo, lungimiranza politica e tensione ideale e morale che si concretizzò in quella che oggi potremmo definire come un particolare rispetto per il sistema delle garanzie: “tutte le azioni sommarie che non servono a porre nell’impossibilità di nuocere un uomo che altrimenti costituirebbe un pericolo, ma che invece vogliono soltanto punire chi, pur carico di colpe passate, non presenta ora alcuna pericolosità, possono di regola essere rinviate a quando con maggiore solennità e con maggiore efficacia formale e garanzia di giustizia [si] potranno celebrare pubblicamente i relativi processi, o almeno possono e devono essere sostituite da regolari provvedimenti compiuti presso i nostri Tribunali”[8].
Dossetti cercò di rimanere in pianura fin quando possibile ma nel 1945, dopo un periodo di clandestinità, salì definitivamente in montagna, al fianco delle Fiamme Verdi, con cui poi ridiscese per liberare la città di Reggio Emilia il 24 aprile 1945: “furono proprio le Fiamme Verdi […] ad entrare per prime nel centro storico di Reggio […] Alle porte di Reggio i distaccamenti delle Fiamme Verdi si separarono per sviluppare l’ingresso in città da più direzioni, e anche i due Dossetti prendono strade distinte in ragione delle loro diverse funzioni”[9].
Benigno, dirigente partigiano attivo, eppure disarmato: è in questa tensione — tra la radicalità evangelica e la concretezza della lotta politica — che si colloca il suo contributo più originale alla Resistenza: “aver preso parte alla Resistenza è un atto di onestà e speranza. Scegliere di farlo da cristiani e quindi per la non violenza è una scelta nel desiderio di seminare una pace duratura”[10].
L’impegno di Dossetti nella Resistenza si fece lotta di difesa contro un nemico armato e al contempo laboratorio di un’Italia nuova, fondata su valori di libertà, solidarietà, giustizia e partecipazione democratica. Si può dire che l’impegno di Giuseppe Dossetti nella Resistenza fu una tappa di un più ampio itinerario per la ricostruzione civile e istituzionale del Paese, che proseguì anche successivamente. Dopo la Liberazione, infatti, l’impegno politico di Dossetti continuò, con ruoli di primissimo piano, sia a livello istituzionale, come componente dell’Assemblea Costituente e del Parlamento repubblicano, sia a livello politico, come vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana.
Dossetti proseguì anche la sua elaborazione concettuale sulla Resistenza, maturata già durante il conflitto e approfondita nei lavori dell’Assemblea Costituente: la Resistenza è non solo atto legittimo contro un potere tirannico, ma dovere morale e quindi un diritto in presenza di violazioni radicali della dignità umana e della legalità costituzionale. Questo pensiero si concretizzo in una proposta di inserimento nella Costituzione di una norma esplicita che sancisse il diritto-dovere alla resistenza contro i poteri pubblici qualora questi violassero le libertà fondamentali. Tale proposta non venne accolta ma ne rimane traccia nei lavori costituenti e ha trovato in qualche modo vasta risonanza nei Principi Fondamentali e nella I Parte della Carta repubblicana, relativa ai diritti e doveri dei cittadini[11].
Dopo il suo ritiro dalla politica attiva nel 1952, Giuseppe Dossetti intraprese un’altra tappa del suo percorso, quello del silenzio, della preghiera e della vita comunitaria. Fondò la Piccola Famiglia dell’Annunziata, una piccola comunità religiosa composta da monaci e famiglie laiche. In questa nuova ulteriore tappa del suo itinerario di vita, non si ritrasse dalla storia, ma la assunse in modo diverso: la dimensione contemplativa divenne per Dossetti un nuovo modo di resistere — più profondo, più silenzioso, ma non meno politico. Infatti la comunità religiosa trovò sede principale a Monte Sole, proprio il luogo dove nel 1944 si consumò uno dei più atroci eccidi compiuti dai nazifascisti in Italia. Dossetti scelse di vivere in quei luoghi non per limitarsi a ricordare il passato, ma per assumere quel dolore come memoria viva e interpellante.
Monte Sole divenne per Giuseppe Dossetti un luogo teologico, dove la fede si confronta con il male della storia e con la necessità di costruire la pace. Per queste ragioni Dossetti non è solo una figura storica della Resistenza, tra le tante, da ricordare: è una coscienza che interroga il presente. La memoria della sua esperienza — radicata nella fede, fondata sul diritto, animata da una visione profetica della storia — ci sfida a non dimenticare che resistere, ancora oggi, può voler dire scegliere la via che è forse la più difficile, ma che resta la più sicura: quella della verità, della giustizia, della pace, quella con Dio e con la storia.
Riferimenti bibliografici
Anpi, Giuseppe Dossetti – Biografia, https://www.anpi.it/biografia/giuseppe-dossetti
Bernacchia T., Intervento del 25 aprile a Monte Sole, in “Il Fatto Quotidiano”, 25 aprile 2025, https://www.ilfattoquotidiano.it
De Giorgi F., Resistite fortes in fide. Dossetti e il diritto di resistenza, Centro Studi Dossetti, 2019, https://www.dossetti.eu
Dossetti G., Introduzione a Le querce di Monte Sole, in L. Gherardi, Le querce di Monte Sole, Il Mulino, Bologna 1999, pp. 5-14.
Dossetti G., Democrazia sostanziale, a cura di A. Michieli, Edizioni Ziccaron, 2018.
Dossetti G., I valori della Costituzione, Edizioni San Lorenzo, 2024.
Elia L. – Scoppola P., Colloquio con Dossetti e Lazzati, Il Mulino, Bologna 2003.
Fancareggi S., Il partigiano Dossetti, prefazione di B. Zaccagnini, Vallecchi Editore, Firenze 1978.
Giorgi L., Giuseppe Dossetti. La politica come missione, Carocci Editore, Roma 2023.
Mandreoli F., Giuseppe Dossetti, Edizioni Il Margine, Trento 2012.
Mandreoli F. (a cura di), Dossetti Giuseppe. Finché ci sia tempo. Pace, guerra e responsabilità storiche a partire da Monte Sole, Edizioni Ziccaron, 2022.
Manzzone U., Il diritto-dovere di resistenza nella proposta di Dossetti alla Costituente, Centro Studi Dossetti, 2020, https://www.dossetti.eu
Patria Indipendente, L’irriducibile antifascista Giuseppe Dossetti, https://www.patriaindipendente.it
Scoppola P., 25 aprile e Costituzione, in “ANED Documenti”, https://www.deportati.it
Settimana News, La strage di Monte Sole: il religioso e le ideologie, https://www.settimananews.it
[1] Così Enrico Galavotti nella prefazione a Giuseppe Dossetti di Fabrizio Mandreoli, ed. Il Margine, 2012, pag. 7.
[2] Così Benigno Zaccagnini nella prefazione a Il Partigiano Dossetti di Salvatore Fangareggi, ed. Vallecchi 1978, pag. V.
[3] Fangareggi Salvatore, Il partigiano Dossetti, ed. Vallecchi, 1978, pag. 9.
[4] Cfr. la Conversazione con il clero della Diocesi di Concordia-Pordenone del 17 marzo 1994 in Dossetti G., I valori della Costituzione, Ed. San Lorenzo, 2024. Pag. 25: “Ripensando poi con intelligenza matura a quell’evento, ho confermato le prime impressioni infantili, o da adolescente. Cioè un’impressione – per dirla globalmente – di una grande farsa accompagnata da una grande diseducazione del nostro paese e del nostro popolo, di un grande inganno, anche se seguito certamente con illusione da una maggioranza che però sempre si lasciava ingannare e fuorviare”.
[5] Fangareggi Salvatore, Il partigiano Dossetti, ed. Vallecchi, 1978, pag. 32.
[6] Giorgi L., Giuseppe Dossetti la politica come missione, Carocci editore, 2023, pag. 43.
[7] Giorgi L., Giuseppe Dossetti la politica come missione, Carocci editore, 2023, pag. 40.
[8] Documento citato in Giorgi L., Giuseppe Dossetti la politica come missione, Carocci editore, 2023, pag. 44.
[9] Fangareggi S., Il partigiano Dossetti, ed. Vallecchi, 1978, pagg. 97-98.
[10] Cfr. don Tommaso Bernacchia Intervento del 25 aprile a Monte Sole, in “Il Fatto Quotidiano”, 25 aprile 2025.
[11] Cfr. De Giorgi F. Resistite fortes in fide. Dossetti e il diritto di resistenza, Centro Studi Dossetti, 2019, https://www.dossetti.eu