
Annamaria Parente è nata a Napoli dove si è laureata nel 1985 in filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel 1988 inizia a lavorare come impiegata amministrativa presso le Poste italiane.
È stata nella Segreteria regionale del Sindacato lavoratori poste Cisl della Campania, responsabile della formazione e Coordinatrice delle donne della Cisl di Napoli, nonché responsabile del Coordinamento nazionale donne della Cisl confederale. Ha rappresentato il sindacato presso la Commissione nazionale parità (di cui è stata anche vice presidente), nel Comitato pari opportunità del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e nelle organizzazioni europee ed internazionali del sindacato. Dal 2000, fino al 2007, è stata nella Segreteria regionale della Cisl Campania.
Già responsabile lavoro e formazione del Partito democratico, è stata eletta senatrice nel 2013 e nel 2018. Attualmente è responsabile sanità di Italia Viva.
Come e quando ha incontrato, per la prima volta, la Cisl?
Sono stata assunta molto giovane alle Poste in provincia di Napoli. Cominciai a frequentare il sindacato di categoria per un passaparola tra ragazze e ragazzi neo impiegati. Eravamo poco più che ventenni. Fui subito mandata a un campo scuola della Confederazione in Puglia. La mattina si studiava con lezioni sui valori della Cisl, la situazione economica, la contrattazione. Nel pomeriggio si era liberi di praticare insieme sport e passeggiare. Mi “innamorai” di quel senso di comunità e di condivisione che quelle giornate trasferivano. Rimase impressa dentro di me una convinzione: l’io deve far posto a un “noi” per impegnarsi a migliore le condizioni lavorative e sociali di lavoratrici e lavoratori. A seguito di quella esperienza cominciai a frequentare il gruppo donne della categoria dei postelegrafonici Cisl e della Ust Cisl di Napoli, poi l’ingresso in segreteria e via via si sono susseguiti impegni e responsabilità. Si può dire che la Cisl abbia forgiato la mia esistenza.
Come ha vissuto l’impegno nel Coordinamento nazionale di genere nel sindacato? Quali le sfide più importanti su questo tema?
È stato un percorso molto impegnativo, ma coinvolgente e appassionante anche sul piano personale. Infatti, in quel periodo, sono diventata mamma e ho vissuto in prima persona le condizioni di una madre lavoratrice e la ricerca di soluzioni contrattuali e legislative per poter conciliare lavoro e famiglia è diventata sempre più attiva. Ricordo che mentre allattavo mio figlio discutevamo con l’allora ministro Livia Turco il testo unico sulla maternità e la flessibilità dell’uso del periodo di congedo. Ne abbiamo fatte di battaglie insieme al Coordinamento nazionale donne! Eravamo un bel gruppo di dirigenti combattive, preparate, intentee a portare nell’organizzazione le nostre differenze per rendere migliore la Cisl e il mondo del lavoro. Non ci sentivamo un mondo a parte, ma portavamo nelle nostre proposte una politica d’insieme tra donne e uomini. Del resto la Conferenza Onu di Pechino del 1995, a cui avevo partecipato appena eletta, aveva indicato una strada di mainstreaming e trasversalità delle politiche globali sulle pari opportunità.
Una donna in ogni Segreteria, una raccolta di firme nei luoghi di lavoro per una legge sui congedi parentali che divenne norma l’8 marzo del 2000, la prima in Italia; acquisizioni contrattuali per la cura non più solo dei bambini, ma anche degli adolescenti e per gli anziani; l’impegno per le donne africane, per la parità di retribuzione tra donne e uomini, per le madri sole con figli, per le donne immigrate, sono alcune conquiste degli anni nei quali ho avuto l’onore di guidare il Coordinamento donne della Cisl.
Durante questo meraviglioso percorso abbiamo avuto modo di confrontarci con una personalità come Tina Anselmi, una cislina, la prima donna Ministra della nostra Repubblica, a lei dobbiamo le principali leggi di questo Paese, dalle pari opportunità al Servizio sanitario nazionale.
Ho ancora nella mente le sue parole all’assemblea di mille donne a Bologna quando ci disse: “la rivoluzione delle donne è l’unica rivoluzione non fallita”. Dobbiamo ancora oggi ricordare il monito di Tina a non camminare mai da sole e a preservare sempre la democrazia.
Nel suo impegno politico si è occupata a lungo di formazione dei dirigenti. Quanto ha pesato in questo la sua esperienza cislina? C’è ancora spazio per la formazione politica oggi?
Ha pesato tantissimo. Nella Cisl ho fatto esperienze di formazione al Centro studi di Firenze e io stessa ero entrata nel gruppo formatori categoriali e confederale.
Una formazione che parte dal basso, non etero diretta, con metodologie di apprendimento partecipate in piccoli gruppi e in aula, un grande sistema di studio collettivo, allenamento al discernimento con una base etica e valoriale sono i principali ingredienti dei processi formativi della classe dirigente che ho riportato nella mia attività politica.
Ritengo che ora più che mai ci sia bisogno di scuole di politica perché in un tempo di grandi rivolgimenti geopolitici, tecnologici e sociali e nell’era delle agorà virtuali è indispensabile organizzare percorsi di formazione della classe dirigente. A patto che i partiti assumano la formazione politica come porta d’accesso a ruoli dirigenziali e di rappresentanza. Lo si deve fare anche per affrontare il tema più importante del mondo contemporaneo, quello che Hannah Arendt definiva come capacità di distinguere tra “verità e menzogna”, in un’epoca di fake news, di guerre cognitive e di mancanza di bussole per produrre pensiero critico. Anche la politica e l’amministrazione si insegnano. Non si improvvisano come spesso vediamo. È questo uno dei grandi motivi dello scollamento della politica dalle persone che dovrebbe rappresentare. Un serio percorso di studio e formazione restituisce dignità alla politica come servizio.
È impegnata con Aisdet, Associazione di sanitá digitale e telemedicina, per una sanità e un welfare nuovi, con l’apporto della società civile. Può raccontarci di questo impegno? Quale il ruolo del sindacato in questa battaglia?
In Parlamento, nella mia seconda legislatura, sono stata presidente della Commissione sanità del Senato. È stata un’esperienza difficile soprattutto nel periodo del Covid, ma arricchente, che mi ha lasciato addosso la voglia di continuare l’impegno per la salute della nostra cittadinanza. I numerosi incontri con pazienti, professionisti, familiari, sono stati importanti e a volte non facili per la necessità di dare risposte sull’accesso equo ai farmaci e alle cure, sui livelli essenziali delle prestazioni, sulle differenze territoriali, sulla dignità degli operatori socio sanitari, sulle liste d’attesa e i pronti soccorsi. Di qui il desiderio di continuare le mie battaglie parlamentari.
Sulla sanità dovrebbe esserci a mio avviso oggi una grande “moratoria” tra forze politiche e tra maggioranza e opposizione perché la salute è un bene di tutti. Con Aisdet lavoriamo perché le nuove tecnologie, a partire da intelligenza artificiale e telemedicina, possano aiutare i bisogni di cura di pazienti e cittadini e aggredire lei diseguaglianze sanitarie. Un progetto di cui vado fiera è l’avvio di un osservatorio sulla assistenza territoriale degli anziani perché è lì il nodo per il nostro futuro di sostenibilità dei sistemi sanitari. Abbiamo votato in Parlamento una legge sulla non autosufficienza. Ora bisogna veramente attuarla in tutto il Paese. Il sindacato è essenziale sia per l’offerta di servizi che fornisce, sia per la dedizione a una società accogliente e alla cura delle fragilità anche attraverso la contrattazione territoriale. Penso anche al lavoro prezioso della Fnp Cisl.
Un augurio e un auspicio in vista del Congresso confederale Cisl…
Auguro a ogni delegato di sentire sempre dentro di sé il forte senso di appartenenza a un’organizzazione libera, autonoma, solidale. L’auspicio è che il gruppo dirigente a ogni livello possa vedere realizzata “la partecipazione”, dopo l’acquisizione della legge, e migliorare davvero le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. È stato il sogno per tante generazioni di cislini e che ora può diventare realtà. Un abbraccio speciale a Daniela Fumarola con la quale ho condiviso un pezzo del mio impegno sindacale per la dignità e l’emancipazione delle donne.