
Nicoletta MERLO è la responsabile delle politiche giovanili della Cisl ed è membro della Cese (Comitato economico e sociale europeo) dall’ottobre 2020.
È la vicepresidente del Gruppo Giovani del Cese e opera attivamente nelle sezioni occupazione, affari sociali e cittadinanza (SOC) e agricoltura, sviluppo rurale, ambiente (NAT), dove si impegna a rafforzare la voce delle giovani generazioni nel mondo delle lavoro e delle politiche di sostenibilità.
Com’è stato il suo primo mandato come giovane membro del Cese e della sezione Nat? Quali sono stati i risultati per lei più importanti?
Il mio primo mandato al Cese, e in particolare nella sezione NAT, è stato un’esperienza straordinaria, ma non priva di sfide. L’inizio è stato segnato dalla crisi pandemica, che ha reso necessario lavorare a distanza e ha limitato la possibilità di costruire le relazioni interpersonali che sono al centro del nostro ruolo nel Comitato. Tuttavia, con il ritorno alle riunioni in presenza, ho potuto finalmente godere appieno di questa esperienza unica, che mi ha arricchito sia professionalmente che come persona.
Lavorare nella sezione NAT è stato particolarmente gratificante, soprattutto nella seconda metà del mio mandato, quando ho avuto l’onore di entrare a far parte dell’ufficio di Presidenza della sezione. Qui ho trovato un ambiente inclusivo e stimolante, dove ho potuto esplorare temi cruciali come lo sviluppo rurale, la transizione verde, l’agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare. Uno dei punti salienti del mio mandato è stato il ruolo di relatrice per due pareri chiave sul ruolo dei giovani nella transizione verde e nello sviluppo rurale.
Nel parere sullo sviluppo rurale, ho sottolineato l’importanza di garantire ai giovani delle aree rurali un accesso equo ai servizi essenziali, come l’istruzione, l’occupazione e l’accesso alla terra, al fine di combattere lo spopolamento e promuovere comunità sostenibili. Ho inoltre evidenziato la necessità di coinvolgere attivamente i giovani nei processi decisionali a livello locale, nazionale ed europeo, garantendo loro un ruolo centrale nello sviluppo delle politiche che li riguardano.
Nel parere sulla transizione verde, ho sottolineato il ruolo cruciale dei giovani nella promozione della sostenibilità ambientale. Ho proposto l’introduzione di programmi educativi incentrati sulle competenze verdi e l’attuazione di politiche occupazionali che facilitino l’accesso dei giovani a lavori sostenibili. Inoltre, ho raccomandato di fornire sostegno finanziario e formativo ai giovani imprenditori, riconoscendo il loro potenziale innovativo nel guidare la transizione verso un’economia verde.
Questi pareri rappresentano un’opportunità per promuovere il coinvolgimento dei giovani in settori chiave per il futuro dell’Europa, contribuendo a costruire una società più inclusiva e sostenibile.
Tuttavia, il risultato che considero più significativo è senza dubbio la creazione del gruppo Giovani del Cese. Sono convinta che ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro pionieristico della sezione NAT, guidata dal suo Presidente Peter Schmidt, che ha creduto fortemente nell’importanza di dare spazio ai giovani nel dibattito europeo, quando questo tema non era ancora così centrale nell’agenda politica. Lo ha fatto, ad esempio, con le “Tavole rotonde per i giovani sul clima e la sostenibilità” e con la nomina di un giovane delegato nella delegazione del Cese alla Cop. Questa visione è stata anche una spinta decisiva per il mio impegno sindacale, dove da anni mi batto per rafforzare la voce delle giovani generazioni nel mondo del lavoro e nelle politiche di sostenibilità.
In qualità di vicepresidente del gruppo Giovani del Cese, qual è la sua opinione sui progressi compiuti finora?
La creazione del gruppo Giovani del Cese è stata di per sé un grande risultato, ma i risultati che abbiamo raggiunto finora dimostrano quanto questo progetto fosse necessario. Grazie alla collaborazione con il Forum europeo della gioventù, abbiamo introdotto un cambiamento concreto nel modo in cui i giovani possono contribuire al lavoro del Comitato: l’adozione di una metodologia per l’attuazione dello Youth Test.
Questo strumento consente alle organizzazioni giovanili di partecipare attivamente alla stesura dei pareri di loro interesse e il Cese è stata la prima istituzione europea ad adottare questo approccio. Un risultato di cui possiamo essere molto orgogliosi.
Un altro passo fondamentale è stato lo studio condotto dalla sezione NAT sulla partecipazione strutturata e significativa dei giovani ai processi politici e decisionali. Grazie alla mappatura delle buone pratiche a livello locale, nazionale, europeo e internazionale, siamo stati in grado di formulare raccomandazioni applicabili a tutti i contesti, con l’obiettivo di rendere il coinvolgimento dei giovani più incisivo e realmente efficace.
Ma questo è solo l’inizio. La vera sfida è ora quella di tradurre questi risultati in azioni concrete: attuare le raccomandazioni dello studio, supervisionare e migliorare l’attuazione dello Youth Test, promuovere un dialogo strutturato con le organizzazioni giovanili, collaborare con le Sezioni e la Ccmi (Commissione consultiva sul cambiamento industriale) per integrare le priorità giovanili nei lavori del Cese, coordinare meglio tutte le attività del Comitato a favore dei giovani e mantenere il dialogo con le istituzioni europee per rafforzare la partecipazione dei giovani.
Inoltre, il nostro ruolo di membri va oltre il Cese: dobbiamo valorizzare e diffondere la nostra esperienza affinché possa ispirare altre istituzioni, anche a livello nazionale e locale, e contribuire a un cambiamento sistemico nel modo in cui le nuove generazioni sono coinvolte nei processi decisionali.
Quale ruolo può svolgere il Cese nel rafforzare una partecipazione significativa dei giovani alle istituzioni europee e come viene percepito dalle organizzazioni giovanili?
Il Cese è stato un esempio per le altre istituzioni europee, dimostrando che la partecipazione dei giovani può e deve essere un elemento strutturale del processo decisionale. Attraverso studi approfonditi, raccomandazioni concrete e l’adozione di pratiche innovative, il Comitato ha contribuito a ridefinire il modo in cui le giovani generazioni sono coinvolte nelle politiche europee. Un esempio chiave è il lavoro della sezione NAT sulla mappatura delle buone pratiche, che ha fornito strumenti operativi replicabili a tutti i livelli – locale, nazionale ed europeo – facilitando un approccio più sistemico e strutturato al coinvolgimento dei giovani.
Questa evoluzione non è passata inosservata: le organizzazioni giovanili riconoscono sempre più il Cese come un interlocutore affidabile, un punto di riferimento istituzionale capace di ascoltare, recepire e tradurre in azione le istanze delle giovani generazioni. Ma il nostro impegno non può fermarsi qui. Dobbiamo consolidare questa fiducia trasformando i princìpi in risultati concreti, garantire la continuità delle iniziative avviate e rafforzare il legame tra il Cese e i giovani, rendendolo ancora più solido e strutturato. L’obiettivo finale deve essere chiaro: la partecipazione dei giovani non può essere un elemento accessorio o simbolico, ma un pilastro essenziale della democrazia europea, pienamente integrato nei processi decisionali.
[1]Intervista rilasciata alla redazione News and Media del Comitato economico e sociale europeo il 20 marzo 2025, traduzione a cura della redazione de Il Progetto. Versione originale raggiungibile a questo link).