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“Quel che hai ereditato dai tuoi padri, guadagnatelo, per possederlo”

(J. W. Goethe)

Questo numero quarto della nuova serie de il Progetto, edito dalla Fondazione Ezio Tarantelli, è dedicato al settantacinquesimo anniversario della fondazione della CISL.

Non è nostra intenzione fornire ai lettori pagine per commemorare il passato, per risvegliare ricordi lontani, per piangere sui bei tempi che furono. Beninteso, non vi sarebbe nulla di male, anzi, è assai diffusa, e in fondo molto umana, l’abitudine a considerare «i veri paradisi quelli che abbiamo perduto» (M. Proust). Non è però lo scopo di questa rivista, che invece vuole essere, sempre, occasione di giudizio non estemporaneo sul presente. Questa serietà è possibile solo a chi è conscio (e orgoglioso) delle proprie origini e sa che «se vediamo più lontano è perché siamo saliti sulle spalle di giganti» (I. Newton riprendendo il celebre aforisma di Bernardo di Chartres)

Questo “compleanno” è allora l’occasione per riflettere sull’attualità della CISL, sulla modernità senza tempo dei suoi tratti originari ed originali.

Il riferimento è in particolare, per quanto concerne la caratterizzazione ontologica, alla laicità, alla apartiticità e alla caratterizzazione associativa; a riguardo della visione progettuale, invece, alla centralità della contrattazione di secondo livello e alla partecipazione. Cinque elementi, ai quali è da aggiungersi la coscienza del valore della formazione, che sono peculiari della CISL, non soltanto nel panorama sindacale italiano, ma anche internazionale.

La laicità voluta con forza ed efficacemente spiegata da Giulio Pastore già nel 1948 è il frutto maturo della sua coscienza cattolica. Non è un controsenso: per poter incontrare tutti i lavoratori non bisogna(va) essere agnostici, né rigettare la dottrina sociale della Chiesa (nella quale si ritrovano senza equivoci molte delle fondamenta del pensiero della CISL), ma è (era) necessario essere liberi rispetto alle indicazioni delle gerarchie ecclesiastiche e scevri da ogni obbligo di adesione religiosa. E’ una caratteristica ancor più opportuna nel 2025, in una società ben più secolarizzata di quella della metà del Novecento.

Il “sindacato nuovo” che non temette di affermare la propria autonomia rispetto alla Chiesa, mai avrebbe potuto accettare di sottomettersi alla Democrazia Cristiana. L’apartiticità fu scelta coraggiosa e tutt’altro che indolore, osteggiata da diversi esponenti di primo piano del partito cattolico, che speravano di replicare in chiave scudocrociata la dinamica di dipendenza dal partito che la CGIL aveva rispetto al Partito Comunista italiano. Ripercorrendo le vicende lavoristico-sociali degli ultimi settantacinque anni, non si può che apprezzare questa scelta dei fondatori della CISL: la distanza critica dai partiti permette alla CISL di essere libera di dialogare con tutti, anteponendo a qualsiasi dogma politico il bene dei lavoratori (o meglio, dei cittadini, anche non lavoratori). Non è cosi per altre forze sociali, il cui giudizio è sovente condizionato da valutazioni di schieramento (più che politiche).

La fiducia nella contrattazione di secondo livello è una conseguenza della centralità della persona nel pensiero CISL. Questa è anche la ragione della scelta associazionistica, in alternativa a quella movimentistica, necessariamente più “di classe” che “di persone”. Non si può pensare di rispondere ai bisogni di ognuno con soluzioni centralizzate, uguali per tutti: occorre l’intelligenza della prossimità, la conoscenza diretta dei problemi, la fantasia della situazione. Oggi, più che in passato, questa caratterizzazione è necessaria per lavorare sull’innalzamento dei salari medi e mediani, schiacciati dall’onda lunga del (malinteso) primato della contrattazione nazionale derivante dagli accordi dei primi anni Novanta orientati al risanamento del bilancio pubblico per poter entrare nella moneta unica europea. La produttività deve essere condivisa innanzitutto dove viene generata, a livello di singola azienda, distretto o territorio. 

La stessa produttività, infine, può essere incrementata oggi, nell’epoca delle competenze e della quarta rivoluzione industriale, soltanto coinvolgendo i lavoratori e le lavoratrici nella proprietà, nella gestione e nei risultati dell’azienda: è la grande sfida della partecipazione alla quale la CISL ha dato la forma di una legge di iniziativa popolare alla quale manca solo l’approvazione nell’aula di Palazzo Madama per essere approvata.

In un certo qual senso, proprio la legge sulla partecipazione chiude il cerchio dei primi settantacinque anni della CISL, poiché realizza istituzionalmente una intuizione di Giulio Pastore e dei padri costituenti che, con lui, disegnarono le regole del lavoro della nuova Repubblica. La CISL fissò questo principio all’articolo 2 del suo Statuto e lo ha perseguito durante tutta la sua storia mediante la contrattazione collettiva. Nelle prossime settimana, questo tratto di genialità sociale della CISL diventerà valore per ogni azienda e ogni lavoratore italiano.

Nelle prossime pagine avrete l’occasione di ripercorrere i passi più significativi della storia e della cultura della CISL, grazie ai contributi originali di Giuseppe Acocella, Aldo Carera, Francesco Lauria, Claudio Arlati, Adriana Coppola e Giorgio Benvenuto.

Il numero della rivista non si esaurisce con l’importante compleanno cislino, ma prosegue nelle rubriche oramai note al lettore.

Nell’ambito della sezione “Europa Mondo”, il tema delle nuove forme di accoglienza dei rifugiati è analizzato scientificamente da Chiara Marchetti, autrice di una monografia sullo stesso argomento. Nicoletta Merlo, nella stessa rubrica, scrive di partecipazione dei giovani come elemento strutturale del processo decisionale europeo.

Nella rubrica “Centro e Periferie” si trovano i contributi di Roberta Caragnano e Ulderico Sbarra, dedicati rispettivamente al ruolo dell’impatto sociale e sanitario della cultura e alla desertificazione commerciale in rapporto alla vita delle comunità. 

Il rendiconto di genere pubblicato dal Consiglio di Vigilanza dell’Inps è analizzato da Maria Berretta mentre un’esperienza sindacale peculiare italiana quale il delegato sindacale dei lavoratori somministrati, è approfondito da Brigida Angeloni.

Tra le segnalazioni: il nuovo libro di Luigini Bruni, recensito da Luigi Lama; il ricordo dell’album antimafia del gruppo beat dei Giganti; l’invito ad utilizzare il portale del progetto europeo Broadvoice per approfondire teoria e pratiche della partecipazione diretta dei lavoratori e delle lavoratrici.