Ci sono libri scritti con il cuore e libri accompagnati dal rumore dei passi che si susseguono senza risparmiarsi nel territorio, nei luoghi di lavoro, dove si intessono relazioni sociali e si costruisce e si ricostruisce comunità.
L’altro Sud. Storie di eroi nel quotidiano (Rubbettino Editore) del giornalista siciliano Salvo Guglielmino rappresenta entrambe le cose.
Come hanno già notato diversi media nazionali (dal Tg1, a Famiglia Cristiana a Rai News 24) si tratta di un viaggio nel Mezzogiorno d’Italia tra “resistenza e rinascita”, al di là di stereotipi, “lamentismo”, ricerca di assistenzialismo.
Il volume del responsabile nazionale della comunicazione della Cisl, si apre con la citazione di “Viaggio nel Sud”, la famosa inchiesta di Sergio Zavoli, andata in onda per cinque puntate, nel gennaio 1992, su Rai Uno e con l’interrogativo di quanto e come siano cambiate in oltre trent’anni le condizioni del Mezzogiorno.
Molti dati, a partire dall’esodo di centinaia di migliaia di giovani verso il resto del Paese e all’estero, non sono confortanti. Lo stesso Guglielmino ci avverte che intere città e straordinari borghi delle aree interne scompariranno.
Un quadro legato – ricorda ancora l’autore – alle difficoltà evidenti a trovare un lavoro sicuro, di qualità e ben retribuito, a investimenti pubblici e privati insufficienti e a una pubblica amministrazione spesso lenta, ritardataria, a volte perfino colpevolmente distratta.
Senza dimenticare il ruolo condizionante della criminalità organizzata.
Ma non tutto il Sud è fermo o in picchiata, anzi.
Il viaggio di Salvo Guglielmino è sorprendente, ricchissimo, pieno di incontri, storie, luoghi, tempi di rinascita e, in sintonia con l’anno giubilare, di speranza.
Si pensi, solo per citare alcune esperienze, al “miracolo” del Rione Sanità a Napoli, che tanto deve ad un sacerdote come Don Antonio Loffredo che ha saputo trasformare in positivo uno dei quartieri più antichi, contraddittori e affascinanti di Napoli. Se, fino al 2008, il Rione Sanità veniva evitato persino dai napoletani, Padre Antonio è stato una persona straordinaria, spingendo i ragazzi del quartiere a viaggiare, formarsi all’estero, «conoscere altri stili di vita per depotenziare il condizionamento culturale d’origine che spesso vuol dire poter essere risucchiati nel mondo criminale».
Alcune chiese (in passato chiuse) del quartiere oggi ospitano laboratori teatrali, orchestre giovanili, una persino una palestra di boxe. Ma il vero e ormai abbastanza conosciuto “miracolo” è quello della gestione turistica delle catacombe attraverso la cooperativa sociale “La Paranza” che ha fatto aumentare le presenze annue dei visitatori da seimila a duecentotrentamila, in pochi anni.
Si pensi a Nicoletta Cosentino e alle “cuoche combattenti”, laddove una donna palermitana è diventata simbolo in questi anni per tante donne vittime di violenza psicologica e di abusi.
Una storia, scrive Guglielmino, di dolore e di riscatto, di sofferenze e di liberazione, di inferno e di paradiso.
Si tratta di un laboratorio in cui si producono dolci della tradizione siciliana, recuperando antiche ricette popolari, e si coinvolgono donne vittime di violenza. Una realtà che collabora con altre aziende attraverso l’utilizzo di tirocini di inserimento lavorativo.
Come spiega Nicoletta Cosentino all’autore: «il cibo è lo strumento trasversale che arriva a tutti, per condividere un messaggio positivo e di libertà».
Quasi in parallelo alla bella storia di Nicoletta Cosentino, il libro ci accompagna nella storia di Stefania Brancaccio: «donna, madre, imprenditrice e femminista».
Una donna che ha realizzato un’azienda in cui ci si batte contro la violenza nei luoghi di lavoro, ad Acerra, nella zona tristemente nota come “terra dei fuochi”.
Un’impresa in un territorio devastato dall’incuria e dalla sfrontatezza dell’uomo in cui si monitorano le emissioni e si dà grande valore al tema ambientale.
Madre di tre figli, cavaliere del lavoro dal 2009 per aver favorito la pari opportunità nella sua impresa, la Brancaccio è vicepresidente di una realtà imprenditoriale che da Acerra invia, in ogni parte del mondo, i gruppi elettrogeni che produce.
Non è un caso, scrive l’autore, che l’azienda sia stata tra le prime in Italia a certificarsi nell’ottica della parità di genere con un codice valoriale netto: equa retribuzione tra uomini e donne, conciliazione lavoro-famiglia, assenza di comportamenti violenti o coercitivi, pari diritti alla conoscenza e alla crescita professionale sia per gli uomini che per le donne.
L’ultima storia che voglio estrapolare dal libro è quella di Eleonora, mamma coraggio cagliaritana, la cui figlia Giulia è stata colpita da medulloblastoma, un tumore maligno del cervelletto che colpisce i bambini (sette ogni milione) in età pediatrica.
La storia di Eleonora e di suo marito Alfio racconta di come si possa trasformare un dolore terribile in amore per il prossimo. Questo amore è raccontato tutto nella pergamena di nomina di Ufficiale della Repubblica italiana da parte del Presidente Sergio Mattarella: «per la tenacia e la costanza con la quale nel ricordo della figlia aiuta i bambini malati rallegrandoli con giocattoli e finanziando investimenti nelle strutture ospedaliere che li ospitano».
Sono queste solo quattro delle decine e decine di storie che fanno breccia nel volume.
Si tratta di un viaggio sistematico che non si limita alla descrizione dei luoghi della rinascita, ma che ricostruisce i contesti, in chiaro scuro, in cui essi vengono alla luce e generano frutti.
Il viaggio inizia dalla Campania e dalla difficile voglia di riscatto di Scampia, prosegue nell’Abruzzo e nel Molise, tra il Fucino, le campagne di Agnone e l’attesa per la gigafactory di Termoli, profumandosi del pane di Altamura e della Puglia virtuosa.
Tutto da leggere il breve capitolo sulla Lucania che lotta e che vince, mentre l’incontro con la Calabria parte dall’Aspromonte, dal ferimento di Giuseppe Garibaldi all’incontro con imprese sociali e sindacalisti riformisti.
Sono tre (e non poteva che essere così, visto che è la terra dell’autore) e non uno i capitoli dedicati alla Sicilia, tra la “casa” dei bambini del San Vincenzo di Taormina e Maria Falcone e il Museo del Presente.
Il viaggio si conclude in Sardegna con l’incredibile vicenda dello scheletro in gran parte inutilizzato della cartiera di Arbatax e la speranza del Sulcis.
Il percorso dell’autore incontra, insieme a tanti esponenti della società civile e dalla buona imprenditoria, numerosi sindacalisti e sindacaliste della Cisl.
Guglielmino non si limita ad intervistare i Segretari generali della Cisl del Mezzogiorno, ma ad essi aggiunge sapientemente anche i delegati dei luoghi di lavoro, i protagonisti delle prime linee di un sindacato che è parte integrante della resistenza e della speranza, della rinascita e dell’emancipazione.
Un libro prezioso, quasi una guida speciale da utilizzare nei viaggi consapevoli e sostenibili nel Mezzogiorno.
L’altro Sud, infine, si chiude, per il lettore, in sintonia con le prime parole che si trovano all’inizio, dopo la copertina. Risuona, infatti, la frase di Giuseppe Mazzini: «L’Italia sarà quello che il Mezzogiorno sarà».