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  1. L’organizzazione promotrice.

La Fit-Cisl Lazio è il sindacato che riunisce e rappresenta circa 16.000 lavoratori del comparto Trasporti nel Lazio. Nello specifico, segue a tutto tondo gli occupati di diverse aree contrattuali: della Mobilità (su Roma la più grande azienda che si occupa di bus e metropolitane è Atac, mentre nella regione Lazio è Cotral); della logistica integrata e dell’ambiente (per quanto riguarda la Logistica, l’azienda capofila è Amazon, per la gestione dei rifiuti è Ama); della viabilità (aziende di autonoleggio, Anas e Autostrade per l’Italia); del trasporto aereo, attività aeroportuali e porti (tra le realtà principali, Ita Airways e le comunità aeroportuali di Fiumicino e Ciampino e i porti di Civitavecchia, Gaeta e Fiumicino) e tutto il mondo ferroviario.

La federazione regionale è’ organizzata con una sede centrale a Roma e quattro presidi territoriali provinciali. 2.000 iscritti dei 16.000 complessivi si trovano al di fuori del territorio metropolitano della capitale.

La struttura sindacale può contare su una cinquantina di persone (dipendenti e distaccate) che vi lavorano a tempo pieno, più alcuni collaboratori, con una segreteria politica di cinque componenti.

  1. “Stazione Lavoro”

L’idea di Stazione Lavoro nasce dall’urgenza di rappresentare le zone “di frontiera” del comparto seguito dalla Fit Cisl, di cui fanno parte le categorie lavorative più fragili e più difficilmente raggiungibili dal sindacato: i rider attivi prevalentemente nella capitale e i driver Amazon. 

La Fit Cisl del Lazio ha riassunto questa predisposizione d’animo con il detto: “Se Maometto non va alla montagna, la montagna andrà da Maometto”. Nel giugno del 2019, per mettere in atto questa decisione, è stato noleggiato un van, “Pronto intervento diritti dei lavoratori” per andare incontro, in particolare, ai dipendenti del sito Amazon di Passo Corese che rifuggivano, per paura, qualsiasi contatto con il sindacato (tale esperienza è stata a descritta nel quaderno testimonianza “Algoritmo” pubblicato nel 2021 da Edizioni Lavoro).

Da questa sperimentazione sono nati contatti che hanno portato, con il tempo, all’idea di aprire la Stazione Lavoro, inaugurata il 13 aprile 2021: un luogo nato per offrire un rifugio, uno spazio aperto utilizzando un negozio che era stato chiuso a causa della pandemia e che era situato a fianco della sede del sindacato.

Stazione Lavoro è uno spazio aperto e trasparente, un “focolare” rivolto ai rider e driver che, per la natura della loro occupazione, si relazionano unicamente con algoritmi, lavorano “sparpagliati” per le città e riescono, conseguentemente, con grande difficoltà a stabilire relazioni umane significative nell’ambito occupazionale. Persone che, oltretutto, vivono gran parte della giornata lungo le vie di una città complessa, anche da un punto di vista della viabilità, come Roma. A queste persone, con Stazione Lavoro, viene offerto un luogo per riposarsi, ricaricare il telefono, andare al bagno, fare due chiacchiere. 

A fronte dell’avanzata del ‘capitalismo digitale’, è stato deciso di offrire ai lavoratori il servizio più prosaico, ma più importante: un luogo di ritrovo, di ascolto e di ristoro. 

Recentemente, con delibera dell’Assemblea comunale capitolina di Roma, è stata approvata un’iniziativa, che si chiama “Sos rider”. L’iniziativa istituisce aree di sosta dedicate ai ciclofattorini in sedici biblioteche di Roma ed ha incluso Stazione Lavoro come ulteriore area di sosta riconosciuta.

L’analisi dell’esperienza di Stazione Lavoro si è sviluppata con interviste in profondità con operatori e dirigenti sindacali nel mese di marzo 2023 e con un focus group con alcuni rider che si è svolto nella sede del servizio nel mese di aprile 2023.


3. Obiettivi ed evoluzione del servizio

“Nell’ideare Stazione Lavoro, siamo stati condizionati dalla visione di un film: “We missed you” di Ken Loach che mostrava che i lavoratori che consegnavano le merci in Inghilterra non avevano possibilità nemmeno di andare in bagno. Ci siamo resi conto che questa situazione era assolutamente diffusa anche a Roma e ci siamo chiesti che cosa potessimo fare. Stazione Lavoro nasce anche da questo.” 

(Dirigente sindacale Fit Cisl del Lazio).

L’obiettivo iniziale era quello di intercettare, con la presenza su strada della Stazione Lavoro, un alto numero di rider e driver, tentando di infondere in loro la fiducia su un principio molto semplice: “l’unione fa la forza”. A tal proposito è stata effettuata una campagna di “volantinaggio 4.0”: diffondendo su Facebook, tramite promozione e targhetizzazione, una serie di volantini sulla Stazione Lavoro. In circa un mese di campagna sono state ricevute richieste da circa 180 rider.

Patendo da alcuni rider che si erano interessati all’inizio, il tam tam digitale ha certamente funzionato ben più di precedenti volantinaggi cartacei.

Nel corso del tempo la Stazione Lavoro è diventata una sorta di sportello sindacale “su strada” per il quartiere di San Giovanni a Roma, non soltanto per rider e driver. Al servizio si affacciano spesso persone desiderose di orientamento fiscale, digitale, sindacale, lavorativo, ma anche persone in cerca di semplice compagnia o, ancora più prosaicamente, che hanno bisogno di stampare alcuni file. La “casa” di rider e driver è diventata una sorta di punto di riferimento per il quartiere, ampliando il suo raggio di azione. Lo spazio è utilizzato anche per riunioni sindacali o formative e culturali di vario genere.

Ogni lunedì, presso la Stazione Lavoro, ad esempio il rappresentante sindacale in Just Eat, è disponibile per l’ascolto dei rider su qualsiasi problematica, in primis la sicurezza e la manutenzione dei mezzi. E’ stato recentemente aperto anche lo: “Sportello mobbing- Stress da lavoro correlato” con una consulenza di un esperto del tema, in grado di orientare le persone toccate da questo tipo di questioni. Una dipendente della Fit-Cisl Lazio è disponibile ogni giorno, dalle ore 9 alle ore 16, per ascoltare chiunque si affacci alla Stazione Lavoro e indirizzare le persone al più adeguato referente dei servizi richiesti. Un po’ paradossalmente Stazione Lavoro è utilizzata anche da Amazon per firmare conciliazioni con i lavoratori assistiti dal sindacato in luoghi non interni al perimetro aziendale. 

Alcuni dei rider che frequentano Stazione Lavoro sono diventati attivisti e rappresentanti sindacali.

“A Stazione Lavoro mi è stato chiesto perché non fai attività sindacale tra i rider? Ho pensato a quando, tanti anni fa, io ero giovanissimo. I ragazzi del futuro non hanno la forza che avevamo noi decenni fa. Oggi per guadagnare decentemente devi fare almeno quattro consegne ad ora. Il peggio di tutto è il cottimo delle consegne che ti porta a superare i limiti di velocità, imboccare i sensi vietati, violare il codice della strada. Bisognerebbe trovare il modo, anche attraverso il sindacato, di controllare l’eccesso di consegne ad ora.”

“Nel fare sindacato a Stazione Lavoro ho cercato di fare tesoro della lezione di liberazione di Paulo Freire che ho imparato nel mio paese, in America Latina. Sono diventato coordinatore dei rider della mia piattaforma.”

                                                                                                            Rider che frequenta Stazione Lavoro

Rispetto all’agibilità della rappresentanza sindacale è chiaramente differente la situazione di coloro che sono lavoratori subordinati rispetto a coloro che sono inquadrati come lavoratori autonomi.


4. Dimensione organizzativa

Dall’inizio dell’attività, il numero di persone coinvolte nella fornitura dei servizi è aumentato.  A livello strutturale, le persone che ruotano come operatori intorno alle attività della Stazione Lavoro sono circa cinque, di cui una fissa.

All’esperienza della Stazione Lavoro contribuiscono figure molto diversificate: dai segretari regionali del sindacato, che, talvolta, organizzano incontri o eventi formativi nello spazio, a coordinatori sindacali esperti, che offrono il loro aiuto a chi lo chiede, fino ai dipendenti che si occupano di organizzare le diverse richieste che pervengono.

Gli utenti che richiedono i servizi sono rider, driver, lavoratori dei trasporti, abitanti del quartiere o semplici avventori. Dalla dimensione originaria, legata ai soli lavoratori fragili di categoria, la funzione della Stazione Lavoro si è ampliata con servizi diversificati e più generali: ad esempio il patronato.

Per quanto riguarda la tipologia di utenti, a partire dai rider, la loro qualificazione è generalmente bassa, ma non sono pochi i casi invece in cui si incontrano alti profili. I contratti sono spesso a tempo determinato, e la forma di lavoro nella maggior parte dei casi autonoma (non sempre subita). Nel comparto dei rider c’è una forte presenza di persone nate all’estero, che si rivolgono spesso alla Stazione Lavoro.

Di seguito alcune testimonianze raccolte fra i rider che frequentano Stazione Lavoro.

“Io ho cominciato a fare la rider nel 2017. In questi ultimi anni il lavoro è cambiato tantissimo. Prima della pandemia si riusciva a lavorare meglio, non c’era bisogno di raggiungere il 100% di statistiche positive nell’applicazione. Avevamo una paga oraria e la paga a consegna. Avevamo anche un’assistenza per noi, venivamo avvisati di ogni cambiamento.  Via via la tracciabilità della performance è diventata sempre più condizionante e tutti i parametri sono cambiati in peggio, senza più alcun avviso preventivo. Negli anni anche la medesima piattaforma è cambiata in peggio.”

“Ho iniziato a fare il rider nel 2020. Facevo il ciclofattorino per tutte le piattaforme. Sono arrivato, un paio di anni fa, a settanta ore settimanali, sette giorni su sette. Avevo 57 anni. Lavoravo sotto la pioggia, sotto il vento, in qualsiasi condizione, rincorrendo un compenso maggiorato di cui, per vari motivi, avevo bisogno.” 

“Facevo l’insegnante nel mio paese. Qui in Italia mi sento un “emigrante”. Vengo dal Venezuela, non parlo ancora bene l’italiano. Ero impegnato nel sindacato nel mio paese. Ho incontrato il sindacato e Stazione Lavoro dopo un infortunio subito sul lavoro mentre lavoravo come rider per una piattaforma.  Prima di fare il rider posso dire che il mio mestiere era la “sopravvivenza”.

“Io lavoro contemporaneamente in forma autonoma per varie piattaforme, collaboro anche con Uber, oltre che con le piattaforme di consegna dei cibi. Preferisco rimanere una lavoratrice autonoma.”

“A casa ho un ragazzino, a casa ci voglio tornare. Ma spesso le situazioni di pressione e sicurezza sono davvero pesanti. Mi sono successe situazioni davvero brutte, compresa un’aggressione fisica. Per me l’apertura di Stazione Lavoro è stata importante come punto di riferimento e di impegno anche se non è proprio a portata di mano. Mi piace poter testimoniare la mia esperienza ad altri lavoratori, penso sia utile per coloro che si approcciano a questo lavoro con scarsa consapevolezza”.

                                                                         Rider che frequentano Stazione Lavoro

Secondo le stime della Fit Cisl del Lazio, nel 2022 Stazione Lavoro ha fornito servizi, consulenza, riparo ad oltre trecento utenti.

Tra i rider si riscontrano situazione differenziate.

I rider che lavorano come subordinati a Roma, con la piattaforma Just Eat sono circa 450 su 6.000.

Il lavoro autonomo è pertanto ancora la modalità fortemente prevalente, anche perché permette alle aziende di dislocare i rider nel territorio con maggiore flessibilità (anche se con minori tutele).  Da parte dei rider la percezione su questo punto è molto diversificata da persona a persona.

“Io sono contento di essere lavoratore subordinato, non considero minimamente accettabile di essere definito lavoratore autonomo. L’azienda, in questo modo, ci ascolta di più. E’ stata una importante conquista sindacale”.

“Non sono così convinta che la rigidità degli orari subordinati, che sono cambiabili solo sulla carta, sia un passo avanti. Io non mi sono trovata bene quando sono stata inquadrata come lavoratrice dipendente e ho preferito cambiare forma contrattuale quasi subito”.

“Il problema è che molti non conoscono bene i contenuti del contratto subordinato che viene finalizzato solo telefonicamente. Grazie a questa mancanza di consapevolezza dei diritti l’azienda ha ulteriori margini di manovra unilaterale su rider che spesso parlano e comprendono con fatica la lingua italiana”.

                                                                                                   Rider che frequentano Stazione Lavoro

Nel corso del tempo gli utenti di Stazione Lavoro sono aumentati. La tendenza si spiega con il graduale aumento della conoscenza delle attività della Stazione Lavoro e con la fine delle restrizioni dovute alla pandemia.

“E’ utile pensare agli inizi: cercare di contattare anche un solo rider era una cosa difficilissima. Non c’era un legame di fiducia reciproca. Con loro va attivato un processo che richiede tempo, non era facile spiegare ai rider che cosa si poteva offrire loro proponendogli di iscriversi al sindacato. Per entrambe le parti il cambio di paradigma era grande. Oltre alle risposte concrete va tenuto presente il valore della creazione di legami affettivi. La parola chiave, anche se in fase ancora di implementazione è quella di creare comunità”.

(Responsabile comunicazione e stampa Fit Cisl del Lazio)

5. Valutazioni sul servizio

Stazione Lavoro si è posta un obiettivo non semplice: quello di avvicinare una categoria di lavoratori fragile e poco avvezza al sindacato. Tutto ciò è, insieme, un punto di forza e un punto di debolezza: se da una parte l’apertura di uno spazio dedicato al lavoro ‘difficilmente sindacalizzabile’ rappresenta un momento positivo di rottura, dall’altra parte la diffusione di una diversa cultura su vasta scala incontra ostacoli e necessita di tempo.

Non è obbligatorio iscriversi al sindacato per usufruire del servizio. Per quanto riguarda i rider, spesso, a causa di formule contrattuali fragili e non facilitanti, è, infatti, difficile il processo di sindacalizzazione e anche la semplice iscrizione al sindacato. Resta comunque importante un dato: il sindacato sta riuscendo a “entrare” in ambiti lavorativi che fino a qualche tempo fa erano quasi preclusi.

Rispetto alle modalità di partecipazione e coinvolgimento la maggior parte delle persone partecipano in forma “leggera”, ma non sono mancati importanti casi in cui gli incontri generati dalla presenza della Stazione Lavoro hanno cambiato la vita di persone che si sono dedicate in modo importante all’attività sindacale. L’apertura di questo luogo ha certamente permesso una crescita di iscritti tra i rider e, in sinergia con l’impegno nel sito di Passo Corese che chiaramente incide su tipologie di lavoratori diverse, ha portato ad oltre 110 iscrizioni alla Fit Cisl nello stabilimento di Amazon.

L’esperienza di Stazione Lavoro ha poi mostrato come il problema della rappresentanza del lavoro su piattaforma non sia legato esclusivamente alla diffidenza e la difficoltà dell’incontro, ma anche alle diverse motivazioni per le quali è stata intrapresa questa attività. 

Rispetto ai rider si è evidenziata una situazione estremamente diversificata: al ragazzo che utilizza il proprio impiego come lavoretto per coprire spese extra, al lavoratore che integra una retribuzione primaria poco soddisfacente, si accostano anche situazioni borderline e nuove marginalità verso cui la dimensione di protezione sindacale si fa anche protezione sociale, nell’esercizio costante di confronto per spiegare le ragioni di tutela e di esigibilità di diritti fondamentali.

“Uno dei temi fondamentali su cui discutiamo qui è la sicurezza. Tra gli utenti di Stazione Lavoro moltissimi si sono fatti male almeno una volta lavorando”

(Operatore sindacale Fit Cisl del Lazio presso Stazione Lavoro) 

Va ulteriormente sottolineato che non tutta l’utenza di Stazione Lavoro è tutt’ora legata al mondo dei rider oltre che, in forma più limitata, ai driver di Amazon.

Le domande e le richieste si diversificano. Laddove gli utenti non siano legati al mondo dei trasporti è cura della Federazione coinvolgere la confederazione o il sistema dei servizi di natura sindacale.

La strategia è quella di “richiamare” gli utenti del servizio e anche di verificare se i bisogni per cui si sono rivolti a Stazione Lavoro sono stati soddisfatti o meno.

Stazione Lavoro è quindi uno strumento di sinergia e intreccio tra federazione e confederazione, oltre all’apertura agli esperti e agli operatori dei servizi.

“L’elemento veramente caratterizzante di Stazione Lavoro è la prossimità. Mentre si discute negli organismi sindacali di andare verso i lavoratori, la concretezza di questo obiettivo si sviluppa stando sulla strada. La sede di Fit Cisl si trova a venti centimetri da Stazione Lavoro. La gente entra nell’ufficio “trasparente” di Stazione Lavoro, perché può guardare dentro e può cercare il sindacalista come figura di riferimento del quartiere. Stazione Lavoro supera le barriere, non potrà mai diventare una sede sindacale classica. E’ prossima non solo ai lavoratori, ma alle persone in generale”.

(Dirigente sindacale Fit Cisl del Lazio)

“L’esperienza con la Cisl e il sindacato è stata molto positiva. Anche perché spesso, rispetto all’azienda, ci si trova davanti a un muro. L’approccio negoziale non rinunciatario, ma paziente ha portato, pur con fatica, a dei risultati concreti, anche se parziali. Ho avuto modo di fare formazione con il sindacato ho capito il valore della mediazione. Io che ero portato naturalmente, invece, allo scontro”.

                                                                                                       (Rider che frequenta Stazione Lavoro)

6. Prospettive sul futuro

I dirigenti della Fit Cisl del Lazio definiscono la vocazione della loro attività come “pionieristica”: l’impegno è quello di cercare di fare in modo che non ci siano “coni d’ombra” non raggiungibili dal sindacato nei comparti di rappresentanza. L’ambito nel quale agisce Stazione Lavoro ha molto a che fare con la cura della persona in tutti i suoi aspetti: il tentativo è quello di fornire una risposta, anche soltanto “umana” o di ascolto, a persone che si sentono spesso “sole” a ogni livello. L’auspicio rispetto al quale è nato questo servizio è che i “coni d’ombra” sopra citati siano sempre meno tali: aumentando il grado di sindacalizzazione di rider e driver, e il livello di consapevolezza dei loro diritti, sarà più facile incidere in modo più importante sulla tutela dei diritti e della sicurezza e sul piano contrattuale.

“Fino ad un paio di anni fa c’era una stazione fisica della piattaforma per cui lavoravo, in cui si facevano i colloqui di lavoro, prima con dei video e poi in presenza. Si faceva anche la prova su strada. Se c’erano problemi con l’attrezzatura c’era qualcuno a cui rivolgersi. Adesso, dopo la pandemia, ogni cosa online, non c’è più, in tutta Roma, una sede dove andare, qualcuno a cui rivolgersi fisicamente in caso di problemi”.

                                                                 (Rider che frequenta “Stazione Lavoro”)

Ma come si rapporta l’attività di Stazione Lavoro con gli ambiti maggiormente tradizionali di attività sindacale? Di seguito una testimonianza:

“Abbiamo insistito molto nella divulgazione interna al sindacato “tradizionale” di quello che accadeva nei mondi dei driver e dei rider. Per noi era importante anche fare “ricerca” per conoscere meglio l’esperienza lavorativa in questi ambiti. E’ stato molto importante sensibilizzare e dare un’idea di queste realtà a sindacalisti attivi in altri perimetri contrattuali “maggiormente garantiti” della Federazione che peraltro erano “utenti” delle piattaforme di delivery o di Amazon. E’ stato molto significativo, un valore aggiunto e arricchente per tutti allargare lo sguardo”

(Responsabile Ufficio Studi e Formazione Fit Cisl del Lazio)

Da una casa, un focolare, si riscontrano possibili percorsi di approfondimento e sviluppo in ambito sindacale:

“Io uso abito Stazione Lavoro, per me è come una casa. E’ un grande “dono” del sindacato a noi. Questo spazio è molto importante anche di fronte alla freddezza dell’azienda per cui lavoriamo. Ho provato a considerare lavoratori come me i coordinatori della piattaforma, ma non è facile anche per loro avere consapevolezza di un rapporto di relazione. Per il futuro ritengo importante formare sempre di più sulla sicurezza, anche quella legata alla dimensione psicologica e di stress.”

(Rider che frequenta “Stazione Lavoro”)

Nell’esperienza, si è riscontrato che, proprio per quanto riguarda i lavoratori dell’e-commerce e delle piattaforme, a fronte della presupposta ‘modernità’ dell’innovazione digitale, il sistema di relazioni si rivela talvolta ancora ottocentesco: basato sulla disgregazione degli occupati, sul loro timore nel parlare e nell’unirsi, su ritmi di lavoro talvolta insostenibili e mal pagati. 

Per creare un legame di fiducia con queste persone, Stazione Lavoro ha, in parte, riscoperto gli albori dell’azione sindacale, ricorrendo a una serie incontri inizialmente informali: un caffè o una serie di incontri al bar “carbonari”, svolti con pazienza e con empatia, proprio per avvicinare persone non abituate all’idea del sindacato. A seguito di questa serie di esperienze, e a seguito del noleggio del van “Pronto intervento diritti dei lavoratori”, utile al raggiungimento delle aree periferiche, in senso lato, del lavoro, si è sviluppato un percorso di crescita. Stazione Lavoro, pur non senza difficoltà, è un’esperienza che sta evolvendo ad ampliando, senza snaturarlo, il proprio raggio di azione e in cui, ad esempio, anche l’organizzazione di un brindisi con panettone a Capodanno insieme ai rider è stata un’occasione di aggregazione e conoscenza reciproca.

Di seguito la testimonianza di un operatore sindacale attivo prevalentemente in Stazione Lavoro:

“Il mondo ci cambia attorno e noi, come sindacato, dobbiamo essere in grado di accompagnare questi cambiamenti. Ne va della nostra effettività e del nostro ruolo sociale. Dobbiamo agire anche contro il caporalato digitale e gli account fasulli. Dare regole a questo mondo non è semplice, anche perché nei tavoli negoziali incontriamo figure con pochissimi margini decisionali. La sfida da raccogliere è quella di far emergere le storie delle persone attraverso luoghi come Stazione Lavoro. Le storie servono a creare consapevolezza, a cambiare la realtà, e, successivamente, a promuovere negoziazione a livello aziendale e territoriale”.

                                                                                                (Operatore sindacale presso Stazione Lavoro)

In sintesi è così possibile riassumere obiettivi e prospettive di questo servizio sindacale “collettivizzante” di frontiera.

“Penso che per Stazione Lavoro sia adeguata la definizione di mutualismo 5.0. La sfida su cui dobbiamo misurarci è mettere insieme l’antico modo di fare sindacato, proprio quello del “mutualismo carbonaro” con l’innovazione dovuta alla digitalizzazione. Mettere insieme antico e moderno è la nuova prospettiva da abitare. I lavoratori hanno bisogno di aiuto, perché lo sfruttamento non è finito, ma è aumentato. Ma esso è meno avvertibile rispetto al passato perché alla fatica fisica si affianca a quella mentale. Si crea una distanza tra il mondo del lavoro e il mondo della conciliazione dei tempi di vita. Noi pensiamo che il lavoro non sia il tutto, ma una parte (pur importantissima). Il rispetto della persona pertanto non può essere sacrificato alle nuove tecnologie e ciò si ottiene mettendo insieme modernità e radici antiche. Questo è quello che proviamo a fare ogni giorno.”

(Dirigente sindacale Fit Cisl del Lazio)

Per un ulteriore approfondimento:Il sindacato per un’equa e sostenibile società digitale – Il Diario del Lavoro