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Giorgio Santini nasce a Marostica (Vicenza). Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, inizia a lavorare come lavoratore dipendente, conseguendo come studente-lavoratore la laurea in Scienze politiche all’Università di Padova. Nel 1977 diventa dirigente sindacale, mentre nel 1980 viene eletto Segretario provinciale della Fim Cisl di Vicenza e, successivamente Segretario della Fim Cisl del Veneto. Nel 1991 diventa Segretario generale della Cisl di Vicenza, mente nel 1994 diventa Segretario generale della Cisl in Veneto, nel 1998 diventa Segretario confederale della Cisl. Dal 2010 al 2013 è Segretario generale aggiunto della Cisl nazionale, successivamente viene eletto senatore. È attualmente Presidente di AsVeSS, Associazione veneta per lo sviluppo sostenibile.

Come ha maturato la decisione di fare il sindacalista e perché in Cisl?

La mia era una famiglia numerosa di contadini veneti, io ero il quinto di sette figli. 

Quando, nel 1968, ho concluso il ciclo scolastico obbligatorio, con l’esame di terza media, sono stato premiato dal mio Comune di residenza come studente meritevole assieme a pochi altri. Il sostegno economico che ne è derivato ha permesso alla mia famiglia di farmi continuare gli studi al Liceo Classico e poi all’Università di Padova, presso la Facoltà di Scienze politiche, indirizzo sociale. 

Dopo un breve periodo, tuttavia, a seguito della morte di mio padre, ho dovuto recarmi a lavorare per necessità familiari, riuscendo comunque a concludere l’università con la laurea.

In quegli anni, assieme ad altri, abbiamo dato vita, nel territorio, a una scuola serale per aiutare le persone che lavoravano a conseguire il diploma di terza media, anche utilizzando le 150 ore per il diritto allo studio che i contratti nazionali di categoria avevano introdotto.

È durante questo impegno che ho potuto conoscere il sindacato, in particolare la Fim Cisl, che era molto attiva nel territorio e che mi ha aiutato a sostenere i tanti lavoratori che dovevano raggiungere il diploma di terza media di cui erano privi.

Per tre anni abbiamo realizzato una vera e propria scuola serale, noi studenti e alcuni insegnanti volontari per preparare le persone adulte all’esame.

È successo durante questo percorso che, a un certo punto, il Segretario provinciale della Fim Cisl del mio territorio mi ha chiesto di impegnarmi a tempo pieno nel sindacato. Pur essendo molto giovane, ho accettato con entusiasmo.

Quali sono stati il momento più bello e quello più difficile della sua esperienza sindacale?

I momenti più belli per un sindacalista nel territorio sono legati ai risultati che materialmente il sindacato riesce realizzare. Tra tutte le esperienze che ho potuto vivere, quelle più significative sono legate alle risposte concrete date alle crisi aziendali (purtroppo frequenti) che lasciavano senza lavoro le persone, spesso per lunghi periodi. In quei momenti l’azione compatta del sindacato è decisiva nel luogo di lavoro e nel rapporto con le istituzioni per trovare soluzioni, per poter salvaguardare l’occupazione o per aiutare le persone a trovare un altro impiego.

I momenti difficili nella mia esperienza sindacale sono stati frequenti. Quelli più insidiosi si verificavano quando non si riusciva a far ripartire le aziende e a far tornare al lavoro le persone dopo una crisi oppure si falliva nel far capire alle imprese l’importanza del rispetto dei contratti di lavoro e della dignità dei lavoratori. 

Purtroppo, a volte, per tutelare le persone era necessario ricorrere al giudice del lavoro, correndo il rischio anche di sentenze sfavorevoli, come qualche volta è successo. In quei momenti era davvero difficile accettare una sentenza ingiusta ai danni dei lavoratori ed era necessario continuare la mobilitazione. Mi è capitato di trovarmi in queste situazioni complicate e conservo un ricordo positivo, soprattutto per la capacità di unità tra lavoratori e sindacato che alla fine risultava decisiva per il buon esito finale delle vertenze.

Quali sono, a suo parere, le sfide e le priorità per un sindacato moderno?

Le sfide e le priorità per il sindacato odierno, in tempi di grandi trasformazioni, sono innanzitutto comprendere per tempo i cambiamenti e le modalità con cui si manifestano, saper contrastare gli aspetti più pericolosi per i lavoratori con proposte concrete che prevedano il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori stessi anche nei processi di ristrutturazione più complessi e nei momenti di crisi aziendali. Sarebbe importante per il sindacato che la partecipazione effettiva dei lavoratori diventasse una modalità ordinaria. È importante che Cisl sia in prima linea ora e per il futuro per rendere sempre più estesa e solida la partecipazione dei lavoratori alle decisioni delle imprese.

Un augurio e un auspicio in vista del prossimo Congresso nazionale Cisl

Il mio auspicio per il Congresso della Cisl vorrei farlo con la testa e con il cuore: la strada giusta è scandita dai percorsi di tutela e valorizzazione del lavoro. Occorre sollecitare con forza e senza subalternità il Governo, le istituzioni a tutti i livelli, le categorie economiche a considerare il lavoro di donne e uomini come il motore decisivo per il progresso economico e per l’uguaglianza effettiva nella società. 

Occorre, infine, promuovere una logica di reale partecipazione e di condivisione dei risultati, con un’attenzione particolare a che nessuno rimanga indietro, sviluppando l’inclusione sociale come fattore qualificante della nostra strategia sindacale.